E poi venne il silenzio, muto, quasi implacabile. I lettori più attenti sapranno già di cosa sto parlando. Osservando la pagina degli Archivi è facile notare un rallentamento nel ritmo di pubblicazione degli articoli a partire dalla scorsa estate per poi fermarsi, in un silenzio assordante, da Novembre.
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Pensando al futuro
L’essere umano è caratterizzato da una necessità naturale di esprimersi, informarsi, comprendere e comunicare liberamente. “[…] fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” diceva, con parole eterne, il Sommo poeta. Il progresso dell’umanità è stato fortemente agevolato dall’abilità di soddisfare questa esigenza. Si pensi ad esempio all’impatto che ha avuto l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Johannes Gutenberg. Il trionfo di un’idea, la multiplicatio librorum, ha agito da catalizzatore per il Rinascimento e la Rivoluzione scientifica, ed ha trasformato per sempre il corso della storia. In fondo, la stampa non ha fatto altro che agevolare il processo comunicativo e la diffusione di informazioni. Ma le conseguenze sono state inimmaginabili ed hanno accelerato come non mai lo sviluppo della civilizzazione umana.
L’insostenibile leggerezza della legge
L’informazione in rete in questi giorni si è più volte occupata del famigerando — se non già famigerato — emendamento all’articolo 70 della legge sul diritto d’autore.
Il noto blog dell’avvocato Scorza descrive benissimo la situazione: non è tanto il sospetto che ci siano interessi dietro a questa norma, quanto la certezza della quasi totale incompetenza in materia dei nostri legislatori (ecco, l’ho detto!).
La modifica dell’articolo 70 all’origine dalla levata di scudi è la seguente:
“1-bis. È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma.
Non è tanto la limitazione all’uso didattico o scientifico che lascia interdetti quanto i termini “bassa risoluzione o degradate“. A quello che è il mezzo di comunicazione del futuro, vengono incredibilmente tarpate le ali rispetto a ciò che è invece possibile fare via carta o via televisione.
Personalmente l’unica consolazione è la quasi certezza che una legge così assurda non può per definizione essere fatta rispettare: se ho delle immagini su un server virtuale americano? E chi definisce il grado di degrazione sufficiente? E se faccio pagare l’accesso al mio sito specificando che le immagini sono gratuite e consultabili senza pagamento?
Mah…